MACRO - Museo d'arte contemporanea di Roma
- carlottaceccarini9
- 5 set 2022
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Il rilancio dell'arte contemporanea a Roma incarnato dal museo MACRO, inaugurato nel 2002, presenta una collezione di circa 600 opere, le più significative espressioni artistiche dalla seconda metà del XX secolo e si è distinto nel panorama artistico per le numerose e innovative mostre temporanee.

Il polo museale della città di Roma dedicato all'arte contemporanea nasce dalla volontà di dare una degna collocazione alle opere d'arte raccolte dal Comune di Roma. Collezione che prese avvio con il dono di Bernini e del suo busto di signora alla Capitale. Tale raccolta di opere venne ampliata nel corso degli anni, venendo trasferita da una sede all'altra e in parte disperdendosi. Soltanto negli anni '80 dopo travagliati viaggi, venne riunita e il Comune vi trovò una degna sede. L'area dell'ex stabilimento della Birra Peroni, il cui marchio è ancora oggi visibile su una facciata del museo, venne ceduto alla città di Roma e l'archistar francese Odile Decq progettò quello che oggi è conosciuto come MACRO - Museo di Arte Contemporanea di Roma.
Un'architettura moderna e innovativa, in dialogo con la città e il contesto. Forme geometriche rosse, nere e bianche si relazionano con il ferro, il cemento e gli specchi vetrati, i materiali strutturali dell'edificio. Un labirinto interno composto da ambienti flessibili, che si snoda in una serie di percorsi espositivi, i quali si estendono per circa 13000 mq, incontrando corridoi sospesi di vetro, terrazze e ballatoi che creano prospettive e punti di vista sempre diversi. Il fulcro centrale del MACRO è il grande volume rosso, l'auditorium, collocato al centro del foyer, in cui si snodano sale espositive e didattiche, il bookshop e una sala lettura. Il grande parallelepipedo è illuminato da un lucernario che porta luce naturale nello spazio della hall. A completare la copertura del museo, intorno al lucernario, si estende un tetto percorribile, incoronato dal bar-museo, il Macro 138. Il progetto di Decq segue uno schema cromatico ben preciso: nero e grigio per la lobby e i percorsi sospesi, bianco per le sale espositive e rosso per l'auditorium e la caffetteria. Al museo vi si accede attraverso un sentiero che si sviluppa al centro di un giardino zen.
Il progetto architettonico ed espositivo del museo fa di esso uno spazio in cui esercitare l'immaginazione. Uno spazio che consacra una nuova idea di museo. Il progetto espositivo articolato in 3 anni, prevede la partecipazione attiva del pubblico e la realizzazione di un fitto programma di mostre temporanee, otto circa l'anno, che si collocano come pezzi di un puzzle all'interno del MACRO. Il museo stesso e la sua funzione si mettono in discussione: vengono create esperienze che avvolgono a 360 gradi lo spettatore. Un'esperienza dinamica che mette in dialogo l'arte in tutte le sue manifestazioni offrendo un ampio panorama, non solo sull'arte contemporanea italiana, ma anche internazionale, frutto delle numerose collaborazioni con l'estero.
La cornice intorno alle mostre temporanee è costituita dalla collezione permanente che vanta tra i suoi nomi: Carla Accardi, Piero Dorazio, Pino Pascali, Tano Festa, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Enzo Cucchi, Pietro Consagra, De Maria, Claire Fontaine, Boetti, Isgró.
Il paragone con il rivale del MACRO è inevitabile: l'altra icona dell'arte contemporanea a Roma, il MAXXI di Zaha Hadid. Apparentemente accomunati sotto vari aspetti, infatti, entrambi gli architetti sono donna, la data di apertura è quasi coincidente e tutte e due i musei sono in stretta relazione con le preesistenze del luogo in cui sono stati costruiti. Le analogie, in realtà, terminano qui: il MAXXI è caratterizzato da una forza centrifuga, un'energia che si sprigiona verso l'esterno, un'architettura che si permea con il circostante, ma da cui si distingue nettamente; il MACRO, al contrario, si focalizza su una forza centripeta, introflesso si sviluppa come un monolite abbracciato dal contesto che lo circonda, da cui si differenzia fortemente e con cui, allo stesso tempo, grazie alla superficie vetrata, riesce a mimetizzarsi.
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