Guido Reni, il sacro e la natura presentato a Galleria Borghese
- carlottaceccarini9
- 17 mag 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 27 mag 2022
Un viaggio attraverso il dialogo tra le sculture di Gian Lorenzo Bernini e i dipinti di Guido Reni nella storica Villa Borghese di Roma, la culla della collezione della famiglia principesca e papale originaria di Siena.

Photo made by Carlotta Ceccarini
Qualche giorno fa ho avuto l'onore di incontrare Francesca Cappelletti, la direttrice di Galleria Borghese, che ha raccontato in modo dettagliato e con passione la storia di questo splendido e ricco museo nel cuore di Roma e la premessa che ha fatto sbocciare l’idea della mostra, appena conclusa, di Guido Reni, il sacro e la natura.
Il passaggio dal XVI al XVII secolo getta le basi della storia di Villa e Galleria Borghese, artefice il cardinale Scipione, nipote del Papa Paolo V, al quale venne affidata la gestione della collezione delle opere d'arte del Vaticano, che diventerà la base della sua personale raccolta di capolavori artistici che ancora oggi è ospitata all'interno di Galleria Borghese. Una collezione di opere che fin dalla sua nascita spazia dall'arte antica all'arte rinascimentale e contemporanea. Opere non sempre acquisite da parte del cardinale con mezzi leciti: emblematici i dipinti confiscati al pittore Cavalier d'Arpino, la raffaellesca Deposizione di Cristo rubata dalla Chiesa di San Francesco a Perugia e l’arresto di Domenichino per impossessarsi della sua nota Caccia di Diana.
FOTO 1: Raffaello Sanzio, Deposizione Borghese, 1507, Olio su tavola, Galleria Borghese, Roma
FOTO 2: Domenichino, La caccia di Diana, 1616-17, Olio su tavola, Galleria Borghese, Roma
La villa con i suoi giardini e la galleria, aprì le sue porte nel 1620 circa, al termine della costruzione per mano degli architetti Flaminio Ponzio e Giovanni Vasanzio, i quali si ispirarono alle cinquecentesche ville romane. La villa oggi ha perso la sua pomposità iniziale a causa dei restauri e delle modifiche avvenute nel corso degli anni.
Il progetto originale prevedeva una villa circondata da giardini con boschetti, laghetti e grotte, arricchiti da piante per lo più rare ed esotiche e soprattutto da statue, busti e bassorilievi contenuti nelle nicchie sulla facciata, un ingresso con una scalinata doppia, due torri, cinque arcate, una terrazza anch’essa decorata da statue e un loggiato dipinto da Lanfranco.
Giungiamo al 1700 e Marcantonio IV Borghese incarica l’architetto Asprucci del primo restauro di Villa Borghese, con l’obiettivo di valorizzare le opere d’arte della collezione del cardinale. Proprio in questo periodo la famiglia Borghese apre i suoi giardini al pubblico, fruibili soltanto per sei giorni alla settimana in modo tale che il settimo giorno venisse sfruttato dalla famiglia e dai suoi ospiti per piacevoli cavalcate tra il verde dei giardini della villa.
Nel 1803 convolarano a nozze Camillo Borghese e Paolina Bonaparte, matrimonio che determinerà il declino della famiglia Borghese, infatti la sposa venderà più di 650 pezzi della collezione d’arte dei Borghese al fratello Napoleone Bonaparte che le trasferì in Francia, dove ancora oggi è possibile ammirarle nei musei, gallerie e collezioni francesi.
Il periodo di sfarzo e notorietà era quindi destinato a concludersi, al punto tale che nel '900 la famiglia Borghese vendette la villa a causa di debiti. L'imponente edificio venne comprato dallo Stato italiano per la cifra di 3 milioni e 600 mila lire, prezzo alquanto ridicolo considerando che erano compresi nella vendita anche i dipinti e le sculture ormai diventati parte integrante della villa stessa.
Oggi il museo, ex Casino Nobile, si sviluppa su due piani: il livello inferiore per le sculture e quello superiore per la pinacoteca. Entrambi i piani fino al 22 maggio 2022 hanno ospitato l'esposizione temporanea Guido Reni, il sacro e la natura.
La mostra nasce dall’esigenza di valorizzare e dare un contesto alla Danza Campestre, datato al 1605 circa, del pittore e incisore italiano tra i massimi esponenti del classicismo seicentesco, Guido Reni. L'opera venne acquistata da Galleria Borghese per circa 800 mila € alla fine del 2020, la quale già faceva parte della collezione della famiglia Borghese all’epoca durante la quale Guido Reni viveva a Roma, come testimoniano diversi inventari appartenenti ai Borghesi. Inoltre non a caso Guido Reni fu il pittore di Papa Paolo V e di conseguenza fu a stretto contatto con il cardinale Scipione.

Danza campestre non è solo un dipinto paesaggistico, ma rappresenta, con il pretesto del contesto naturale, una festa da ballo, in cui spiccano in primo piano la figura di spalle con la gonna del rosso tipico di Guido Reni e in secondo piano sulla destra la donna anziana che fa attraversare il fiume a un bambino, forse il nipote, tema ricorrente nella pittura di Reni. Inoltre spicca l’indagine psicologica dei protagonisti del quadro che rende l’opera non circoscrivibile unicamente alla paesaggistica nell’arte.
La mostra vuole enfatizzare non solo quest’opera appena rientrata tra le braccia della collezione Borghese, ma vuole anche contestualizzarla nella pittura di paesaggio romana e fiamminga, due correnti paesaggistiche che racchiudono i due aspetti della pittura di paesaggio dell’epoca in cui visse Guido Reni e il rapporto degli artisti con la natura.
Certamente il fatto più interessante di questa mostra è come i dipinti paesaggistici e le opere di Guido Reni della mostra temporanea dialogano con le molteplici opere ospitate permanentemente nelle sale di Galleria Borghese. In particolare è affascinante il dialogo con le sculture a tutto tondo di Bernini, fiore all’occhiello del museo. Pittura e scultura si fondono perfettamente, del resto il Barocco incentrava parte della sua forza sull’unione di tutte le arti. Gian Lorenzo Bernini e Guido Reni, due pilastri del Barocco e del Classicismo, le correnti del secolo rappresentato dall’esposizione temporanea.
Photos made by Carlotta Ceccarini
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