Bill Viola. Icons of light
- carlottaceccarini9
- 2 apr 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Un grande omaggio a un celebre artista della video arte dagli anni '70 ad oggi, padre di video installazioni, ambienti sonori e performance che si sviluppano nella ricerca della sintonia tra immagine, suono e spazio.

L’elegante e ricercato palazzo di Maria Letizia Ramolino, madre dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, Palazzo Bonaparte a Roma, dal 5 marzo al 26 giugno 2022 ospita l’esposizione temporanea di uno dei grandi maestri della videoarte, Bill Viola. A cura della moglie dell'artista stesso, Kira Perov, la mostra presenta 10 capolavori dell’artista statunitense offrendo un ottimo spunto di riflessione sulla concettualità delle sue opere.
La ricerca di Bill Viola nasce dalla percezione visiva e sensoriale prodotta dalle cose o dai contesti ambientali. I primi esperimenti risalgono agli anni '70, durante i quali inizia anche a collaborare con il padre fondatore della videoarte, Nam June Paik. Negli anni '80 i suoi video assumono un carattere più complesso e per certi versi anche più teatrale, ma è intorno agli anni '90 che concentra i suoi sforzi su aspetti universali dell'esistenza umana attraverso sentimenti che coinvolgono l'individuo nel corso della sua vita. Caratteristici i lavori in cui rilegge in chiave contemporanea la tradizione pittorica antica rielaborando elementi iconografici ed iconologici classici in chiave moderna.
L'artista, di origine italo-americana, definisce le proprie immagini in movimento come un'arte non paragonabile al cinema , nemmeno al realismo, sebbene qualcosa di reale si avverta dal momento che le immagini rappresentano cose reali. La ricerca di Bill Viola è incentrata sull'umanità: volti, corpi, persone che sono chiamati a interagire con la natura, la vita e la morte, la rinascita.
Numerose le opere in mostre con riferimento all'elemento naturale dell'acqua, a cui l'artista è particolarmente legato. All'età di sei anni rischiò di annegare in un lago. Nonostante il pericolo, il piccolo Bill Viola non poté fare a meno di rimanere affascinato dalle bellezze sottomarine. Da qui l'insistenza a rappresentare figure sommerse dall'acqua, come se in tal modo andassero "oltre la superficie delle cose [puntando] alla loro anima". Distintivo il ripetuto suono elettronico di sottofondo simile a quello che si può udire dalle profondità dell'oceano.
Soprannominato "tecnico americano" durante il suo lavoro come assistente di produzione ad art/tapes/22, centro di produzione d'arte di Maria Gloria Conti Bicocchi a Firenze, la città dove "i musei erano stati creati per l'arte e non l'arte creata per i musei, come accadeva nella scena contemporanea" che l'artista aveva lasciato a New York. L'arte e la cultura del capoluogo toscano fecero scattare l'interesse di un giovane Bill Viola per l'arte antica che, insieme alle opere dei maestri senesi e a quelle fiamminghe e spagnole del Museo del Prado che negli stessi anni andò a visitare, iniziano a diventare una fonte di ricerca e ispirazione per alcuni dei suoi lavori in mostra.
"Le opere che rileggono l'antico non sono solo citazioni. Non sono meri esercizi di rimessa in scena o di appropriazione, e non sono nemmeno film. Tuttavia si ricollegano a qualcosa che hanno fatto altri artisti del passato".
Ricorrente nel lavoro di Bill Viola anche l'elemento della sabbia, della terra e il tema del deserto, metafora dei "portali per l'oltretomba" e del dualismo vita-morte, provocatore di visioni e allucinazioni, uno spazio infinito in cui smarrire la propria anima.
La morte dei genitori di Bill Viola e l'attentato alle Torri Gemelle lo portano a riflettere sulla sofferenza e il dolore del singolo individuo ma anche della collettività. Così nascono una serie di video installazioni, in cui i volti dei protagonisti sono straziati da un dolore, spesso celato dietro l'opera in maniera tale che lo spettatore possa identificarsi in quel tormento e rivivere in quei volti straziati i propri dolori personali.
L'opera sicuramente più impressionante e avvincente che si può ammirare nell'esposizione è I martiri. Terra, Aria, Fuoco, Acqua. Quattro video installazioni, nate nel 2014, che rappresentano la capacità dell'uomo di sopportare il dolore pur di restare fedele ai propri principi. Metafora della forza, perseveranza, resistenza e sacrificio, fino all'accettazione della morte. Non è presente un risvolto cristiano, nonostante il titolo, ma questi martiri si fanno portavoce delle sofferenze della condizione umana. Una donna appesa per i polsi il cui corpo è flagellato dal vento, un uomo seduto tra le fiamme con lo sguardo che trafigge gli occhi dello spettatore, un uomo appeso per le caviglie con una cascata d'acqua che lo investe dall'alto e un altro uomo sommerso dalla terra che cade inesorabile, chiudono la mostra di Palazzo Bonaparte.
Un'esposizione con un percorso lineare, facile da seguire e che ti fa rimanere con il fiato sospeso dall'inizio alla fine. Opere suggestive ed emozionanti capaci di catturare lo sguardo per minuti interi facendo scorrere il tempo senza che il visitatore se ne renda conto. Un allestimento cupo e buio che crea l’atmosfera ideale per conoscere Bill Viola attraverso i suoi video installati in sale che si trasformano in luoghi intimi, mausolei della memoria che toccano la spiritualità del visitatore.
Photos and videos made by Carlotta Ceccarini
Le fonti delle citazioni del post derivano dall'intervista di Bill Viola rilasciata per un numero della rivista ArtDossier
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