Alfredo Pirri. Di luce e di fango
- carlottaceccarini9
- 27 lug 2022
- Tempo di lettura: 2 min
La galleria romana Z20 Sara Zanin ospita le opere di Alfredo Pirri a cura di Cecilia Canziani e Davide Ferri fino al 29 luglio 2022. Una mostra che specularmente si suddivide nei due spazi espositivi della galleria per rileggere l’intera ricerca artistica di Pirri in una relazione con lo spazio interno ed esterno dell’opera, attraverso movimenti che rimandano al respiro e all’espansione, all’inabissamento e alla lievitazione.

Alfredo Pirri, pittore italiano, attivo attualmente a Roma, si cimenta in varie discipline durante la sua carriera artistica, dalla pittura e scultura all’architettura e installazione. Il nome di Pirri all’interno del mondo dell’arte inizia a diventare familiare durante gli anni Ottanta quando vengono allestite le sue prime mostre personali. La sua fama viene consacrata dalla Biennale di Venezia del 1998 e da Achille Bonito Oliva che lo include nel 1999 nella mostra collettiva Minimalia: An Italian Vision in 20th Century Art a New York.
L’indagine artistica di Pirri ruota intorno all’interazione tra materia, volume e colore, in quanto veicolo di luce. Lo spazio, fondamentale nella sua ricerca, si pone in un confronto costante con l’architettura, per ricreare uno spazio abitabile e allo stesso tempo un luogo che svolga una funzione sociale e politica (da qui le sue numerose collaborazioni con noti architetti).
Di luce e di fango, il titolo della mostra della galleria Z20 Sara Zanin, è un binomio che rimanda al contrasto tra la materia area e quella vischiosa che contraddistingue i due elementi protagonisti; ma fa riferimento anche alla verticalità dello spazio della pittura e all’orizzontalità del luogo della scultura: i luoghi specifici della pittura, la parete e il pavimento. Luoghi che sono perennemente invasi dalla luce, un materiale capace, come il suono, di dilatarsi e di costruire lo spazio.
La sala in Via della Vetrina accoglie la sua ultima installazione, per la prima visibile al pubblico. Le grandi carte, incise e dipinte attraverso un processo di immersione nel colore, proiettano immagini cosmiche e mappe sonore. Quadri racchiusi in una cornice di legno asimmetrica che a volte appare come pure struttura e altre volte come spazio portato del quadro. Uno spazio che Pirri rinforza grazie a una stratificazione di pannelli di plexiglass che ricoprono solo parzialmente il quadro e proiettano macchie dai contorni regolari, di colori tenui e leggeri, sulle incisioni alla base della tela. L’autonomia dell’opera riflette l’autonomia del luogo in cui è collocata. Un’opera in bilico tra pittura, scultura e architettura.
Alla luce dell’installazione si contrappone Senza titolo (2005) e Strada di Bandiere (1996), due opere in dialogo tra loro. Due orizzonti che si relazionano con un’asta di bandiera dipinta di nero opaco e piegata a creare una forma circolare che riporta lo sguardo a terra. Le due opere convivono nella stessa sala espositiva con una serie anonima (1985) di lavori inediti che diramano uno stato di tensione e malinconia trasmesso dal buio del fondo nero ottenuto con vernice di carrozzeria squarciato da speranzosi bagliori improvvisi di luce.
Nell’altra sede della galleria Z20 Sara Zanin, in Via Baccio Pontelli, la mostra ruota intorno a Compagni e angeli (2019), un’installazione di pannelli di plexiglass centripeti che distruggono i contrasti tra dentro e fuori, espandendosi potenzialmente durante l’esperienza del visitatore. Un’architettura che si contrappone alle carte del 1985 in cui luce e buio ancora una volta stridono fortemente.
Photos made by Carlotta Ceccarini
Comments