A mother for earth
- carlottaceccarini9
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
La galleria Maja Arte Contemporanea, nel centro di Roma, dal 5 maggio al 18 giugno 2022, ospita le sculture dell'artista tedesca Janine Von Thüngen che dialogano con i dipinti dell'artista iraniana Leila Vismeh, gridando a gran voce un'urgente richiesta di primaria tutela e inconsapevole denuncia alla guerra.

La mostra, nata ancora prima dei drammatici fatti ucraini che stanno sconvolgendo la nostra realtà negli ultimi mesi, si pone anticipatamente come un'esplicazione, una figurazione della negazione della guerra. Il linguaggio scultoreo di Von Thüngen vuole ritrovare la pienezza, la fecondità e l'abbondanza attraverso le forme sinuose dei corpi nudi femminili, mentre l'estetica pittorica di Leila Vismeh, ispirata chiaramente alla Maternità, implica lo spavento al giorno d'oggi di affermare "io sono diversa".
"Occupano lo spazio come dei punti interrogativi, che con ostinazioni stanno a sollecitare risposte, e anche a voler rischiare che esse non siano rassicuranti. Appare così lampante e anche accattivante che in ognuna di queste statue, di piccole o grandi dimensioni, convivono caratteri opposti, sono femmine spavalde, creature ormai liberate, prive di allusioni a divinità edeniche, per niente sacrali. Pur esibendo attitudini sicure e determinate, a queste donne, immagine dall'artista, manca la testa. Non sembra che abbiano perso la testa, ma che non l'abbiano mai avuta".
Con queste parole la pittrice napoletana Isabella Ducrot descrive le sculture di Von Thüngen. Veneri paleolitiche senza testa, statue preistoriche rimodellate in chiave contemporanea. Dalle antiche statuette echeggianti la femminilità dell'epoca ma anche il rapporto natura-uomo, sinonimi di Dea Madre, ai nudi femminili moderni, quasi surrealisti in alcuni tratti che da oggetti di culto diventano oracoli futuri, gli unici a poter rispondere alla domanda: "Le donne, chi erano costoro?". Creature ermafrodite che incarnato i due sessi opposti del genere umano e in maniera dissacrante ingombrano lo spazio, facendosi protagoniste del dilemma della situazione femminile nel mondo.
Le statue senza testa di Von Thüngen dialogano apertamente con le figure dipinte senza volto di Leila Vismeh.
"Se è vero che la vita è lotta e alternanza tra i contrari, allora polemos (guerra) diventa ciò che è perché non è il suo contrario e allora, come sosteneva Spinoza, ogni determinazione è negazione. Quando costruisce attentamente la figura anatomica femminile, sola, oppure con una creatura umana tra le braccia, Leila Vismeh dichiara la sua visione analitica, la quale, con gesto veloce e sicuro lascia entrare l'emozione che cancella e diventa censura. Il gesto creativo della cancellazione unisce nell'atto in cui divide e diventa nuova armonia".
Così descrive l'immaginario di Leila Vismeh, Margareth Dorigatti, pittrice formatasi all'Accademia di Belle Arti di Venezia con Emilio Vedova. Dagli albori della storia la figura femminile è stata associata al dare vita, simbolo di fecondazione, portatrice di vita, fin dalla preistoria venerata. Da Afrodite, Atene, Artemide, la Madonna con in braccio il Figlio piccolo o morente, la figura della donna oggi è completamente cambiata. Oggi la donna, per quanti passi avanti abbia fatto per raggiungere lo status maschile, soprattutto in certe culture e in certi contesti, rimane una figura marginale, sottomessa, ansiosa dell'urgenza di protezione con il bisogno di fuggire e mettersi in salvo.
Photos made by Carlotta Ceccarini
Fonti delle citazioni del post dal comunicato stampa della mostra A mother for earth
Comments