Nascita di Venere
- carlottaceccarini9
- 1 lug 2022
- Tempo di lettura: 2 min
"Le figure del Botticelli sono meno solide. Non hanno la correttezza del disegno di quelle del Pollaiolo o di Masaccio. I suoi movimenti aggraziati e le sue linee melodiose ricordano la tradizione gotica, forse perfino l'arte del Trecento". (Ernst Gombrich)


Opera iconica del Rinascimento, tanto che il volto della dea è sui dieci centesimi, rappresenta un ideale universale di bellezza femminile attraverso l’esaltazione della bellezza classica e della purezza dell’anima, caratteristiche messe in risalto dai colori chiari dell’incarnato della dea.

Secondo gli scritti di Vasari (1550) il committente potrebbe essere Lorenzo de’ Medici, già mandante della Primavera, per completare il ciclo di cui faceva parte Pallade e il Centauro (Uffizi) e Venere e Marte (National Gallery di Londra), anche se la prima volta che compare nell’inventario della famiglia e con Cosimo I de’ Medici che potrebbe averla ereditata o direttamente acquistata.

Le fonti letterarie del mito derivano dalla Teogonia di Esiodo e dal De rerum natura di Lucrezio. Contrariamente al titolo non rappresenta la nascita di Venere, ma il suo approdo sull’isola di Cipro o Citera, anche se dal cielo cadono rose (la leggenda narra accadde quando nacque Venere).

La dea fluttuando su una conchiglia lungo la superficie del mare viene spinta dal soffio di Zefiro, vento fecondatore della passione, abbracciato a una figura femminile, la ninfa Clori o la brezza Aura (Stanze del Poliziano), simboleggianti la fisicità dell’atto d’amore. Ad attendere Venere è una sua casta ancella (dea Flora o una delle Grazie) con un abito di fiori e ghirlande (rose e fiordalisi che la dea Flora trovò vicino al corpo dell’amato Cyanus) e un manto rosa nella mano ricamato di fiori per coprire la dea. L’atteggiamento della dea Venere deriva dalla composizione ellenistica della Venus pudica cioè con il seno e il ventre coperti dalle braccia e dell’Anadiomene, nascente dalla spuma marina, di cui i Medici possedevano una statua.
Il paesaggio sullo sfondo è caratterizzato da insenature e promontori che approdano a un boschetto di melaranci illuminato d’oro. Frutto dalle proprietà terapeutiche allusivo alla stirpe dei Medici.

I contorni ininterrotti e marcati delle figure esaltano il valore puro della linea e permettono all’osservatore di non soffermarsi su un unico dettaglio, ma di cogliere il dipinto nella sua totalità. La luce è illuminazione spirituale, non ha sorgenti e non modella le figure né esalta i colori. In accordo con le teorie neoplatoniche, Botticelli propone una pittura contemplativa, infatti manca di una reale struttura prospettica che avrebbe fatto perdere l’ideale di perfezione. Non viene ricostruita la realtà, ma tutte le proporzioni del corpo di Venere rispecchiano la sezione aurea. L’interpretazione più accreditata di questo dipinto è appunto di stampo filosofico: propone un confronto tra la cultura classica e quella cristiana, non a caso la composizione richiama quella tradizione del Battesimo di Cristo in cui Flora si potrebbe identificare con San Giovanni Battista che verso l’acqua sulla testa di Gesù.

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