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I PREDATORI DEL TEMPO

  • carlottaceccarini9
  • 30 giu 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

L’arte rubata è un tema ancora ai giorni nostri alquanto ricorrente. In questo documentario di Adolfo Conti, realizzato grazie a una co-produzione internazionale, si fronteggiano i legami di musei e collezioni private con questo fenomeno.

I predatori del tempo. Documentario disponibile in streaming su RaiPlay.
Mentre le truppe combattenti distruggono per vincere, i vincitori, dopo la fine della guerra, approfittano generalmente della vittoria per impadronirsi di ciò che non è andato irrimediabilmente perduto. L’arte è sempre stata il simbolo del trionfo, la preda più ambita. (Sergio Romano, L’arte in guerra)

La conquista di Gerusalemme e la distruzione del tempio che permise a Tito di portare a Roma il più venerato oggetto liturgico ebraico, il candelabro Menorah. Il Doge Enrico Dandolo durante la quarta crociata portò a Venezia la grande quadriga che decorava l’ippodromo di Costantinopoli. Lord Elgin approfittò della potenza inglese nel Mediterraneo per acquistare a un prezzo ridicolo i marmi del Partenone. Mussolini trasferì in Italia uno degli obelischi della città santa di Axum. Il Duca di Wellington, vincitore della battaglia di Waterloo, collezionò più di 80 quadri spagnoli ottenuti dopo le guerre napoleoniche. Questi sono solo alcuni esempi che confermato quanto l’arte sia il simbolo dell’identità culturale di un popolo. Il patrimonio culturale è un legame con il passato, il presente e il futuro; è l’ossatura di un paese, la memoria della sua storia, le radici intoccabili della testimonianza di un popolo. Dalla notte dei tempi le opere d’arte vengono rubate diventando bottini di guerra simbolo del potere, ma anche simbolo della conquista dell’identità stessa di un popolo sconfitto.


La Grecia, visto il suo patrimonio artistico e culturale inestimabile, è una delle prede più ambite. La straordinaria storia della corona funeraria di mirto, placcata d’oro, intrecciata con la criminalità organizzata e il traffico illecito d’antichità che finì illegalmente nelle mani del curatore del Paul Getty Museum statunitense. Lettere, appunti e memoriali portati alla luce dal Los Angeles Times rivelano complicità, omissioni e ambiguità per accaparrarsi un tesoro unico di capolavori trafugati illegalmente. Grifoni che attaccano una cerva e Lekanis, il bacile cerimoniale, insieme alla corona d’oro sono solo alcune delle antichità della lista degli acquisti illeciti di Paul Getty e dei suoi eredi.

Il sequestro dei magazzini di Ginevra nel 1995 di Giacomo Medici, un mercante di antichità italiano, frutto di scavi clandestini, è solo una delle innumerevoli conferme del livello avanzato a cui era arrivato il traffico illecito di opere d’arte. Una storia questa che si sovrappone con quella dei Musei di Berlino, proprietari di alcune opere di dubbia provenienza collegabili al Sequestro Medici e con la storia del Cratere di Eufronio trafugato a Cerveteri, presentato sul mercato come proprietà di un collezionista libanese, venne comprato nel 1971 dal Metropolitan Museum di New York per un milione di dollari.

Il sequestro della “banca dei tombaroli” aprì la strada a una serie di indagini che portarono alla luce i segreti del mondo nascosto del mercato dell’arte legato ai nomi più influenti delle vie lecite del collezionismo e delle istituzioni museali connesso intorno a un unico polo, Robert Hecht.


Nel 2005 si apre un processo a Roma che vede come protagonista Marion True, all’epoca curatrice delle antichità per il Getty Museum. Il processo acquista notorietà a livello mondiale: l’arte rubata è il più ricco commercio illegale del mondo dopo la droga e le armi.

L’anno successivo si avvia una politica rigorosa di acquisto delle opere d’arte da parte del Getty Museum, intento ad eliminare qualsiasi zona grigia nel mercato dell’arte. Iniziano contemporaneamente negoziazioni e trattative per la restituzione delle opere appartenenti al patrimonio italiano e greco.


“Dal 1996 musei e collezionisti di tutto il mondo hanno restituito a Italia e Grecia più di 100 opere e circa 30.000 reperti sono stati sequestrati ai trafficanti. Nel Novembre 2007 un Tribunale Greco ha riconosciuto prescritti i reati imputati a Marion True per il caso della Corona d’Oro. Il 13 ottobre 2010 il processo di Roma contro Marion True si è concluso per la prescrizione dei reati di imputazione. Il 5 Dicembre 2011 Giacomo Mediti è stato definitivamente condannato dalla Corte di Cassazione a 8 anni e 10 milioni di euro di provvisionale per i danni allo Stato Italiano. Il 16 Gennaio 2012 i giudici di Roma hanno emesso sentenza di prescrizione anche per i reati a carico di Robert Hecht morto a Parigi nel 2012”.

La Corona d'Oro


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